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LA SOVRANITA' DEL POPOLO

NOVECENTO

Genere: Drammatico

Nazione: Italia 1976

Regia: Bernardo Bertolucci

Cast: Gérard Depardieu, Robert De Niro, Burt Lancaster, Stefania Sandrelli, Sterling Hayden, Dominique Sanda, José Quaglio, Stefania Casini.

Soggetto: Franco Arcalli, Giuseppe Bertolucci, Bernardo Bertolucci

Sceneggiatura: Franco Arcalli, Giuseppe Bertolucci, Bernardo Bertolucci

Produttore: Alberto Grimaldi

Direttore della Fotografia: Vittorio Storaro

Montaggio: Franco Arcalli

Effetti speciali: Bruno Battistelli, Luciano Byrd

Musiche: Ennio Morricone

Scenografia: Maria Paola Maino, Gianni Quaranta, Ezio Frigerio

Costumi: Gitt Magrini

Trucco: Paolo Borselli, Iole Cecchini, Giannetto De Rossi, Fabrizio Sforza, Maurizio Trani

Produzione: Produzioni Europee Associati, Les Productions Artistes Associees, Artemis Film

Distribuzione: 20th Century Fox

 

Dramma storico ambientato in Emilia, all'interno dei conflitti sociali e politici tra fascismo e comunismo che ebbero luogo in Italia nella prima metà del XX secolo. Si racconta la lotta di classe tra contadini e padrone, individuando nei due personaggi protagonisti – Alfredo, il figlio del padrone, e Olmo, figlio dei contadini – i poli simbolici su cui è costruita la tensione emotiva dell’opera, Con un affresco della storia di mezzo secolo d’Italia, dai primi anni del novecento alla Prima Guerra mondiale e ancora alla cupezza e alla violenza del Fascismo, fino alla Liberazione del 25 aprile, Bertolucci realizza, in due atti, un’opera ambiziosa e poetica che celebra un appassionato omaggio alla sua terra e al socialismo contadino. 

LA COSTITUZIONE COME AMICA

a cura di Michele Del Gaudio

LA SOVRANITA' DEL POPOLO

Cosa significa? Che possiamo dire la nostra, ragazze e ragazzi! Non dobbiamo permettere che altri agiscano per noi. Occorre essere preparati, informati, coinvolti, in casa, nel condominio, a scuola, nella comitiva, nel quartiere... questo vuole la Costituzione! Se le cose non funzionano, un po’ è anche colpa del nostro disinteresse per il bene comune, che spesso è rassegnazione, omertà, complicità. Ad un amico che si è rifugiato nella sua torre eburnea... una famiglia serena, un’attività decorosa, una casa ospitale... avevo detto: “Non basta!”. L’altro giorno guardavo le foglie che ingiallivano il mio cuore e l’autunno mi sembrava perfino bello, quando mi sono sentito urlare alle spalle: - Eccola la legalità! - Era lui! - Che vai a fare nelle scuole, a insegnare come si scippano le vecchiette? Mia madre è all’ospedale col femore rotto. L’hanno trascinata per terra, con un motorino, per strapparle la borsa! Il mio umore non era alle stelle e ha prevalso il cinismo: ho gridato anch’io: - E tu non c’entri nulla, tu? Stai alla finestra come se la strada non fosse anche tua! Devi scendere dal calduccio dei tuoi termosifoni, anche tua madre, i tuoi figli! Se non ce la puliamo noi, nessuno se ne occuperà! Buscheremo calci e pugni, ma sarà nostra, come la casa, e linda e gradevole! Il vento gli ha sbattuto in faccia le foglie morte, ma lui è vivo. Da allora offre le braccia, anzi incalza. Basterebbe un’ora al giorno, un pomeriggio alla settimana, per la politica! E senza giudicare, ma prendendoci per mano, camminando uniti. Soprattutto voi, ragazze e ragazzi, che avete l’energia per trasformare la società. Il mutamento non dipende dagli altri, ma da ognuno di noi. Abbiamo il diritto-dovere di costruire il nostro presente, prim’ ancora del nostro futuro. 

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