LA LEGALITA'
LA MAFIA UCCIDE SOLO D'ESTATE
Genere: Commedia
Nazione: Italia 2013
Regia: Pif (Pierfrancesco Diliberto)
Cast: Cristiana Capotondi, Pif, Ginevra Antona, Alex Bisconti, Claudio Gioé, Ninni Bruschetta
Soggetto: Pif, Michele, Astori, Marco Martani
Sceneggiatura: Pif, Michele Astori, Marco Martani
Produttore: Mario Gianani, Lorenzo Mieli, Fausto Brizzi
Produttore esecutivo: Olivia Sleiter
Direttore della Fotografia: Roberto Forza
Montaggio: Cristiano Travaglioli
Musiche: Santi Pulvirenti
Scenografia: Marcello Di Carlo
Costumi: Cristiana Riccieri
Produzione: Wildside, Rai Cinema con il contributo del MiBACT in collaborazione con MTV e Technicolor SA
Distribuzione: 01 Distribution
"La mafia uccide solo d'estate" è la frase che il padre dice al figlio per tranquillizzarlo sulle sue angosce di morte: siamo all'inizio di un percorso di circa 40 anni attraverso la vita dei palermitani, costellato da una serie impressionante di cadaveri di mafia. La leggerezza con la quale i cittadini di Palermo liquidavano queste morti (erano sempre questioni di corna, o sgarri, o quant'altro servisse a nascondersi la triste verità di essere di fatto una città sotto assedio) è la stessa con cui Pif rievoca la propria infanzia in modo fresco e ingenuo, cercando di aprire gli occhi un po’ alla volta, per raccontare vent'anni di mafia con il sorriso sulle labbra, rendendo omaggio ai grandi eroi dell'antimafia che hanno pagato, con la vita, il coraggio di essere, fino in fondo, dalla parte della legalità, servitori dello Stato.
LA COSTITUZIONE COME AMICA
a cura di Michele Del Gaudio
LA LEGALITA'
Ehi, ragazze, ragazzi, sveglia, c’è la Legalità da modellare! Noi moltiplichiamo solo lacci e laccioli, che finiscono per accrescere il mare dell’illegalità, perché noi per primi finiamo per trasgredire regole tanto numerose che non siamo in grado di ricordare. In una località in cui infrange la legge il 5 % di cittadine/i, è sufficiente un numero circoscritto di guardie per individuare i colpevoli, in quanto i disonesti fanno i loro calcoli e rigano dritto, per paura od opportunità; gli onesti perseverano, convinti che la legge vada osservata comunque, e il loro atteggiamento condiziona gli indecisi, impedendo l’aumento dei pochi delinquenti; lo spettro di finire in gattabuia piega i più audaci: c’è una vivibilità ottimale. Accade il contrario in una comunità in cui si pone nell’illegalità il 70 % delle persone: è sotto i nostri occhi! È impossibile organizzare strutture repressive in grado di colpire i lestofanti: ci vuole quasi un questurino per abitante e l’alta percentuale di furfanti si riverbera anche fra i piedipiatti: una loro frazione si corrompe. La quasi sicura impunità spinge all’abuso anche chi si comporta lecitamente; nessuno si preoccupa delle conseguenze, solo sporadiche; non si vedono vantaggi nella correttezza, perché comunque si può rimanere vittima di qualche malfattore; occorre avere qualità eroiche per agire nella legalità: in definitiva tutti, o quasi, vivono male, certi di dover fregare per non essere fregati. Conviene la prima o la seconda forma di città? La mia fiducia in voi non ha confini!