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LA GIUSTIZIA

SACCO E VANZETTI

Genere: Drammatico Storico

Nazione: Francia Italia, 1971

Regia: Giuliano Montaldo

Cast: Gian Maria Volonté, Riccardo Cucciolla, Rosanna Fratello, Armenia Balducci, Sergio Fantoni

Soggetto: Fabrizio Onofri, Giuliano Montaldo, Mino Roli

Sceneggiatura: Fabrizio Onofri, Giuliano Montaldo, Ottavio Jemma

Produttore: Arrigo Colombo, Giorgio Papi

Direttore della Fotografia: Silvano Ippoliti

Montaggio: Nino Baragli

Musiche: Ennio Morricone

Scenografia: Aurelio Crugnola

Costumi: Enrico Sabbatini

Produzione: JOLLY FILM UNIDIS (Roma), THEATRE LE REX (Parigi)

Distribuzione:  I.N.C. - EUREKA VIDEO, RICORDI VIDEO, BMG VIDEO, L'UNITA' VIDEO (PARADE)

È uno straordinaria opera sull'intolleranza, sia politica che razziale, narrate attraverso la tragedia dei due immigrati italiani Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti che nel 1920 furono falsamente accusati di omicidio e rapina a mano armata e poi, nel 1927, giustiziati sulla sedia elettrica. L'iniquo verdetto contro i due anarchici italiani, suscita emozione e rabbia in tutto il mondo. Lo sdegno diviene ancora più grande quando, durante sette lunghi anni, vengono pre-ordinatamente respinte tutte le richieste di apertura del processo e di revisione del giudizio avanzate dai difensori dei due imputati. La definitiva esecuzione non eliminerà il pesante sospetto che Sacco e Vanzetti siano stati giudicati più per la presunta pericolosità delle loro idee politiche che per il capo d'accusa loro addebitato. 

LA COSTITUZIONE COME AMICA

a cura di Michele Del Gaudio

LA GIUSTIZIA

Per me il top è quando sono il semplice moderatore di un dibattito fra ragazze e ragazzi. Vi sollecito a spogliarvi, mostrarvi nudi, esporre idee, pensieri, emozioni senza bloccarvi per pudore, compiacenza, ipocrisia. Altrimenti il quadro che dipingete non è reale, ma filtrato, forse imposto dalle uniformi che altri vi hanno cucito addosso, magari in buona fede. Solo inseguendo la realtà, la verità, si evita di sbagliare analisi e proposte. Il lavoro! I lavoratori lottano da secoli e hanno fatto parecchia strada, almeno in Occidente: da schiavi sono stati promossi servi della gleba, poi operai, impiegati, dirigenti. La Costituzione ha individuato una soluzione equa, riconoscendo il diritto di lavorare a tutti e la libertà di produrre a chi vuole; con la precisazione che l’iniziativa economica non può tendere solo al profitto dell’imprenditore, ma deve svolgere un ruolo sociale. Le mie sono ciance con milioni di disoccupati? Una questione così vitale, già rovente, si è incendiata con la globalizzazione; le aziende vanno ad investire in paesi ove la manodopera costa un’inezia; lì trovano persone affamate che vendono braccia, gambe, la vita, per un pasto al giorno. La loro povertà rischia di neutralizzare le conquiste economiche, ambientali, di sicurezza dei lavoratori negli stati tecnologicamente avanzati. In Occidente la disoccupazione dilaga, ogni impiego è precario. Aumentano il lavoro minorile, che nega l’infanzia e l’adolescenza, e il lavoro nero, che offusca un diritto pieno di luce. Il difetto della Costituzione è la sua parziale attuazione; ma non dipende da Lei; spetta a noi decidere di realizzare le sue norme o infischiarcene perché va bene così. Io sono per realizzare e voi? 

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